La sofferenza

Natale. Ecco il giorno tanto aspettato da tutti. Il mio Natale 2018 fu veramente triste ma allo stesso tempo bello.

Il Natale è una sera di dicembre,
il silenzio che dilaga per le strade,
una fiamma custodita tra le nostre mani,
un fiume solitario che torna alla sua sorgente.
la gioia di donare qualcosa e la gioia di ricevere.
(Fabrizio Caramagna)

È difficile descrivervi un posto che è pieno di dolore ma che cerca un po’ di luce. Al mattino ci abbracciamo tutti. Io feci l’annuncio al megafono mettendo White Christmas e facendo gli auguri a tutti. Ormai ero la veterana del reparto. Il mattino fu vuoto, niente regali sotto l’albero e niente abbraccio a mamma e papà, però un infermiere mise la musica. Lui con la chitarra e noi con le percussioni. Cantavamo di tutto. Io cantai “Io vagabondo” la canzone preferita di papà, che per la terza volta non sta tanto bene. Volevo averlo vicino a me.

Il pomeriggio arrivarono i parenti, io come al solito ero pronta ad essere super critica per i miei regali. Ahaha. Lo so. Sono fatta anche così. Ma mi amano lo stesso i pochi rimasti. La giornata finì.

Se avete seguito il blog starete esultando pensando che non potevo finire in ospedale a Natale perché c’ero già! E io vi dico che Santo Stefano non riuscii a stare in camera. Perché? Lo passai in bagno,detto tutto.

La morale è semplice: non importa dove sei o con chi sei, Natale è qualcosa che hai dentro e puoi portarlo insieme a te dove vuoi. Il Natale ce l’abbiamo nel cuore. Basta un sorriso, un abbraccio, una canzone ed è Natale in un posto anche in un posto dove le persone soffrono.

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